24 Dic Cosa c’è al di là della mappa?
Era un anno che non tornavo nella casa di famiglia, appena fuori Trento. E dalla volta precedente erano passati almeno vent’anni. Non ho molti ricordi legati alle mie estati d’infanzia, ma entrare nella stanza dal pavimento di assi di legno, su cui veglia da forse un secolo la cucina economica smaltata di bianco, era stato un tuffo in una mappa del passato, sulla quale ogni segno ritrovava un senso: il tavolo massiccio su cui mia nonna stendeva sottile la pasta dello strudel , il davanzale nella nicchia profonda dove mi sedevo a leggere guardando verso il bosco.
Svuotare una casa è un passaggio di grande fatica emotiva, ma forse non ce ne rendiamo conto finché non ci troviamo dentro. Che poi in realtà lì io mi sentivo più che altro un osservatore: avevo messo subito in chiaro che non intendevo portare via niente (e cosa volete che ci stia, nella mia casa lillipuziana?), e leggere le pigne di cartoline e guardare tra i libri di inizio secolo mi faceva più l’effetto di curiosità da mercatino dell’usato che di qualcosa a cui appartenevo.