Saliamo al quinto piano, giornata torrida, è inevitabile sentirsi di nuovo a scuola, in quei giorni sospesi che precedono le vacanze estive. Quelli che non sono più vere e proprie lezioni, non sono ancora libertà assoluta. Mi siedo in un banco in fondo. Osservo. Ognuno dei partecipanti con i propri libri e quaderni, ordinati o alla rinfusa, gli appunti, le risate, un gruppo che ha fatto un percorso insieme.

Arrivo all’ultimo degli incontri di Bookcoaching ospitato da Equi.Libri in Corvetto e dedicati alle Chiavi delle Felicità, ma ho seguito il percorso di Francesca e Flavia quasi dall’inizio, da quando un anno e mezzo fa si sono incontrate e poi, un po’ per caso e sempre più per scelta, hanno iniziato a costruire il loro progetto.

Fare a Graziella una foto che non venga mossa è una vera impresa. Mi giro e non è più dove l’avevo lasciata un attimo prima. E’ sulla porta ad accogliere chi sta entrando, abbraccia chi sta per andarsene, offre pasticcini. Soprattutto, ride. Una risata vera, di quelle che illuminano lo spazio intorno. Per poterle parlare per cinque minuti consecutivi devo praticamente rapirla. D’altra parte, sono arrivata nel pieno dei festeggiamenti per il sesto compleanno della sua creatura, la libreria Evolvo Libri. Ci spostiamo a bere un caffè nel bar lì accanto, tutti la conoscono, la salutano, le portano un pensiero per celebrare questa giornata. E Graziella ride.

Povera Comfort Zone. Attaccata da ogni lato. E’ tutto un fiorire di

La magia accade fuori! Salta! Prova!

Il che è verissimo, ci mancherebbe. Credo nell’evoluzione, nella crescita e nella possibilità di scegliere. Credo nell’impegno da mettere nelle cose che desideriamo, se davvero vogliamo realizzarle.

Anzi, il cambiamento mi piace. Il momento in cui ti affacci su qualcosa di nuovo ha un brivido tutto suo, in cui la mia indole curiosa non vede l’ora di tuffarsi. Perché all’inizio, è tutto bellissimo. Il senso di libertà, ritrovare o scoprire aspetti di noi che avevamo messo da parte o che non avevamo mai espresso. Imparare, creare, vedere il mondo con occhi nuovi.

In questa fase, ti sembra impossibile essere stato fermo per così tanto tempo. Ogni piccolo risultato ti sembra la conferma chiara ed evidente che hai fatto bene a cambiare. Anzi, ti chiedi chissà perché hai aspettato fino ad adesso. Sorridi e ti guardi intorno, pensando a cosa si perdono tutti quelli che ancora non hanno fatto questo passo.

Era il suo corpo fatto di penne eran di petalo le sue ali era una rosa che volava diretta verso la dolcezza. (Flamenco, Pablo Neruda)

Che l’idea di un negozio chiamato Flamingo nasca da un viaggio in Florida non stupisce più di tanto. Racchiude in un singolo fotogramma le Everglades, il caldo, l’acqua che circonda e si fonde con la terra, i fenicotteri rosa che si stagliano sul verde rigoglioso, leggeri su una delle loro lunghe zampe. Ma Daniela ti spiazza subito aggiungendo

Sì, certo, li ho anche visti, in quei giorni di vacanza di tanti anni fa, ma la verità è soprattutto che mi imbattevo continuamente in questi fenicotteri di plastica, così kitsch che non potevano che piacermi da impazzire.

Bergamo è una di quelle città che tendi a sottovalutare. La sfiori in autostrada, di passaggio verso un volo per il weekend, un pomeriggio sul lago, una passeggiata in montagna. Difficilmente ti viene l’idea di fermarti per scoprirla. Eppure è bella anche oggi che piove. Perché superando la serie di negozi uguali a quelli di altre mille città, puoi infilarti in una viuzza laterale e incontrare il mondo di qualcuno che sogna. In questa giornata umida Sweet Irene è ancora più accogliente. La madia su cui fanno bella mostra le torte attira come una calamita, quasi quasi oggi pranzo con tre portate di dessert.

Elena Dossi, Professional Organizer, ci spiega il cambio armadio perfetto in un workshop presso IKEA Carugate Fino a un anno fa, abitavo in una casa molto più grande. Avevo una camera vuota, che poco alla volta è diventata la versione extra-large del cassetto in cui butti distrattamente le cose magari–poi-mi-serve. Alla fine la chiamavo rifugium peccatorum e, in tutta sincerità, avevo dimenticato gran parte delle cose che conteneva. In vista del trasloco, ne ho approfittato per fare piazza pulita. Io sono così, quando mi prende la fase repulisti non guardo in faccia nessuno. Un sacco nero e via. Se erano lì dimenticate da mesi, la possibilità che quelle cose mi tornassero utili era piuttosto remota. Non è così per tutti, lo so. Spesso l’idea di buttare ci mette in crisi ancora prima di iniziare.

  Sakura in Yanaka, Ueno - Tokyo

Hanami.

Cerco su Wikipedia. “È un termine giapponese che si riferisce alla tradizionale usanza di godere della bellezza della fioritura primaverile degli alberi, in particolare di quella dei ciliegi. (...) Lo spettacolo dei sakura in fiore occupa gran parte della primavera”. Ecco.

È aprile e sono in Giappone.

Per dire, il peso di quello che ci raccontano da bambini. Oggi tutti parlano delle Storie della buonanotte per bambine ribelli. Quando ero piccola, invece, una delle favole che preferivo era La Bella Addormentata nel Bosco. Una tizia incapace di qualsiasi lavoro manuale (e fin qui a somiglianze ci siamo), che si punge con il fuso di un arcolaio (magnifici termini che avevo imparato a memoria ma che non ho capito nemmeno ora cosa significhino esattamente), sviene (probabilmente di noia) e attende qualche decennio prima di essere risvegliata dal Principe Azzurro. Insomma, bel modello. Una che è rimasta ad aspettare che la vita le succedesse, senza essere nemmeno sfiorata dall’idea che sia possibile desiderare, impegnarsi, realizzare.

 
"Cosa significa essere VERO?" Chiede il Coniglietto di Velluto al Cavallo di Cuoio. (…) "Vero non è come sei fatto, è una cosa che ti succede." "E fa male?" incalza il Coniglietto. "Sì, un po’," deve ammettere il Cavallo, "ma quando sei VERO, in fondo non ti importa molto se fa male."
  Lo scorso anno, iniziando il tirocinio in coaching, sono stata travolta dalla sensazione di non essere pienamente all’altezza della situazione, andando quindi ad approfondire in maniera un po' disordinata e affannosa ogni argomento che emergeva nei percorsi che mi trovavo a seguire. E proprio in una di queste ricerche un po' disorganizzate ho incontrato per la prima volta la teoria dell’agilità emozionale, citata in un articolo della Harvard Business Review che non c’entrava granché con il tema su cui stavo ragionando in quel momento, ma che mi ha subito conquistato.