Non credo sia una parola che esiste davvero, ma la prima volta che Manuela l’ha usata non ho potuto che pensare fosse perfetta. Doverismi.

Li conosciamo tutti, anche se magari non li chiamiamo così.

I doverismi non sono costrizioni, che pesano sulle spalle come un giogo sotto cui, a seconda del carattere e del momento, ci divincoliamo per sfuggire o ci incurviamo un po’, per sostenerne meglio il peso. Non sono nemmeno leggi o regole scritte nero su bianco, che se infrante portano delle conseguenze al benessere collettivo o personale.

I doverismi sono molto più subdoli, perché ce li inventiamo noi.

In cima all'isola di Kashima per suonare e ascoltare il suono della campana

Sono ormai tornata da quasi due mesi, e le settimane in Giappone sembrano, per certi versi, un ricordo sfumato. D’altra parte credo possano esserci poche cose tanto differenti quanto il ritmo del cammino e la mia vita milanese.

Da un lato giornate in cui il tempo rallenta e si riempie di un gesto che, alla fine, non raggiunge alcuno scopo concreto, riportandoti addirittura all’esatto punto da cui eri partito. Dall’altro un metronomo che scandisce un ritmo che dall’allegro-andante può arrivare senza preavviso al fortissimo, una città in cui il tuo valore si rapporta alla velocità di risultato che riesci a portare.

Qualcosa però, è rimasto nel profondo. Non è semplice spiegarlo, perché raccontare se stessi fa sempre sentire in bilico tra il desiderio di condivisione e il rischio di suonare arroganti. E perché quello che dentro senti con chiarezza sembra annacquarsi in parole che vorresti veder maneggiare con più cura.

La differenza tra quello che faccio, e quello che sono.

Un asinello dietro una grata: è considerato poco intelligente ma se invece fosse solo un diverso modo di capire?

Quando i bambini arrivano a sviluppare un uso autonomo del linguaggio, la prima cosa che vogliono fare è capire quel mondo intorno a loro di cui sanno ben poco.

La chiamano fase dei perché e la mia, a quanto pare, non è ancora finita.

Sono curiosa, cerco di non dare per scontate le cose, anche se ho qualche anno in più ho ancora bisogno di capire. Ho imparato che in una persona del tutto differente puoi scoprire il miglior alleato (altre volte invece continui a non trovare alcun punto di contatto, ma è pur sempre un rischio da correre) e mi godo pienamente la necessità che ho, come consulente, di studiare, approfondire, aggiornarsi.

Passo le mie giornate a comunicare. Scrivo, parlo, preparo presentazioni, vado in aula. Tra domande e risposte, ogni giorno sono circondata di parole. Per lavoro ascolto, ascolto un sacco.

Ma non è detto che questo mi abbia insegnato a capire.

Le preghiere al vento tibetane, quelle parole scritte in una lingua che non so leggere ma che mi fanno immaginare cosa vuol dire Inventare la propria vita eccezionale

Cosa vi mette in movimento ogni mattina?

A me la curiosità, che nel lavoro che ho scelto non poteva trovare risposta migliore. Perché ogni interlocutore è fatto di innumerevoli sfaccettature, e scoprirle ti permette di non fermarti mai alla superficie, metterti in discussione, essere aperto a cambiare idea. Imparare ogni giorno una nuova definizione di stupore.

Perché percorso di evoluzione di ciascuno parte dalla stessa domanda. Ciò che amiamo fare, ciò che ci riesce bene. C’è un però.

Se ciascuno di noi è eccezionale, non siamo alla fine tutti nella media?

Effebi Illustration a Spazio Fase - In viaggio con Nicky

A volte un viaggio inizia storto, e finisce peggio. Altre volte niente sembra andare come deve, ma poi funziona tutto, anche se in un modo totalmente diverso da quello che avevi immaginato.

Domenica gli ingredienti per cadere nella prima categoria c’erano tutti.

Il weekend dell’Immacolata, io, un appuntamento a un mercatino di Natale.

Un potenziale disastro ancora prima di uscire di casa, vista la mia nota avversione per tutto quello che ha sapore natalizio. E invece era una giornata di sole, le montagne si stagliavano all’orizzonte, la strada era libera e lo Spazio Fase non era ancora troppo affollato. Tutto bene, insomma. Se non per un piccolo dettaglio: avevo appuntamento con una persona per cui il viaggio non era iniziato così bene, e che era bloccata in autostrada ad almeno tre ore di traffico impazzito.

Eppure Nicoletta di viaggio ne sa qualcosa.

L’avevo conosciuta in primavera grazie a Hub Dot e la volevo incontrare per raccontare di lei e del libro illustrato che racconta (appunto) il suo viaggio intorno al mondo. Insomma, una che senza dubbio ha imparato ad affrontare l’imprevisto anche meglio di me, tanto che ha trovato subito la soluzione perfetta: “Perché non intervisti Federica?”

Natale_Valparaiso_Cerro Alegre_freelance

È arrivato dicembre.

Il mese delle luminarie, dei mercatini, del “se non ci vediamo più inizio a farti gli auguri”. Il mese in cui inizi a riflettere sull’anno passato, sui progetti che avevi e su quello che hai effettivamente realizzato. Il mese dell’ansia del tempo, già veloce nei mesi precedenti e che adesso sembra scorrere come un fiume in piena, che nella sua corsa travolge tutti i programmi, e te nel mezzo.

Ancor più se sei un freelance.

Sono stanca. Sono settimane che prometto e mi riprometto di fermarmi e fare il punto della situazione. Di quest’anno diverso da tutti gli altri, di quest’anno libero.

Essere liberi è bellissimo, ma non è così semplice come sembra.

Giulia Peragine Hippocampo Films

A rendere così unico l’ippocampo non è solo la sua curiosa forma equina. A differenza della maggior parte degli altri pesci, i cavallucci sono monogami e compagni per la vita. E, caratteristica ancora più bizzarra, sono l’unica specie sulla terra in cui è il maschio a partorire i piccoli. 

La prima volta, più che vederli li ho sentiti. Un autobus in Argentina, su una tratta di quelle dove c’è poca gente, men che meno ci sono turisti. Mi ero sistemata in prima fila, davanti al finestrino panoramico, per godermi il viaggio fino a Cafayate: la salita immersi in una vegetazione quasi alpina, poi oltre il passo un deserto punteggiato di cardones, i giganteschi cactus simili a figure umane nella distesa arida. 

Invece poco dopo alle mie spalle erano arrivati loro: Giulia e Sebastian. Lei bolognese, lui argentino. E soprattutto, Léon, René e Milo, meno di 18 anni in tre, scuri occhi spalancati di curiosità, storie segrete e risate.

Troppo tardi per cambiare meridiana orologio

Lo scorso anno, mia madre si è laureata. In teologia. Aveva già una prima laurea in agraria, dopo la quale ha lavorato tutta la vita come ricercatrice. Ma dopo essere andata in pensione, deve aver deciso che non era troppo tardi per fare qualcosa che le andava di fare.

In questi anni spesso l’ho presa un po’ in giro, quando mi diceva che non ci potevamo vedere perché doveva studiare per un esame: mi faceva sorridere vederla prendere così seriamente qualcosa che faceva “solo” per se stessa.

Ebbene, mi sembra il momento di ammetterlo pubblicamente. Mi sbagliavo.

Fare qualcosa per se stessi è probabilmente il motivo migliore per iniziare qualcosa.

Huaraz_Laguna 69 dove prendi le tue decisioni più importanti?

Ho deciso di non tornare in ufficio seduta su un masso a quattromila metri, davanti al blu ipnotico di una laguna nel nord del Peru. Quando sono scesa, per un attimo ho avuto il dubbio che quell’apparente momento di chiarezza fosse invece carenza di ossigeno causata dall’altitudine, ma per fortuna la scusa che cercavo di raccontare a me stessa è durata poco. Certo, stavo dicendo no ad un lavoro fisso, allo stipendio a fine mese, all’auto. In breve, a una discreta approssimazione di quello che viene comunemente definito successo.

Ma se anche tutto il mondo lo definisse così, quale sarebbe la tua definizione di successo?