Giulia Peragine Hippocampo Films

A rendere così unico l’ippocampo non è solo la sua curiosa forma equina. A differenza della maggior parte degli altri pesci, i cavallucci sono monogami e compagni per la vita. E, caratteristica ancora più bizzarra, sono l’unica specie sulla terra in cui è il maschio a partorire i piccoli. 

La prima volta, più che vederli li ho sentiti. Un autobus in Argentina, su una tratta di quelle dove c’è poca gente, men che meno ci sono turisti. Mi ero sistemata in prima fila, davanti al finestrino panoramico, per godermi il viaggio fino a Cafayate: la salita immersi in una vegetazione quasi alpina, poi oltre il passo un deserto punteggiato di cardones, i giganteschi cactus simili a figure umane nella distesa arida. 

Invece poco dopo alle mie spalle erano arrivati loro: Giulia e Sebastian. Lei bolognese, lui argentino. E soprattutto, Léon, René e Milo, meno di 18 anni in tre, scuri occhi spalancati di curiosità, storie segrete e risate.

Awakening Risveglio Consapevolezza Uyuni_Train to Chile

Su una cosa non ci sono dubbi. In questa nuova vita che mi sono scelta non mi annoio mai. Ci sono giorni luminosi come a primavera e altri grigi come se il sole si fosse dimenticato di sorgere, proprio come in queste giornate di un autunno che stenta ad arrivare. A volte non è semplice, ma è anche il suo bello.

Lavoro con due tipologie di clienti molto differenti.

Da un lato ci sono gli uomini: di solito hanno qualche anno più di me, un lavoro che hanno amato ma che non dà più la stessa soddisfazione, la curiosità di capire cosa significa nel concreto fare un percorso per (ri)scegliere la propria strada. Con loro metto in gioco la mia parte più operativa, le competenze di tanti anni di azienda, gli strumenti che mi sono allenata a usare. A volte si lasciano andare e aprono uno spiraglio anche su pezzi di vita al di là del tema del lavoro, a volte non lo fanno e restiamo concentrati solo sulla direttrice principale. In ogni caso, hanno quasi sempre chiaro in mente perché sono lì: si sono detti “Ho un problema” e hanno cercato una soluzione.

Cosa è importante Alba Lago Maggiore

A. era una ritardataria cronica. Il problema è che era la mia amica del cuore, quella con cui a vent’anni vivi in simbiosi. Ad un certo punto doverla aspettare costantemente aveva iniziato a infastidirmi un po’. Così, una volta, le ho dato un appuntamento anticipandolo volutamente di mezz’ora. Si è offesa da morire, me lo ricordo. Ma io, in fondo, ero altrettanto offesa che lei non mi considerasse abbastanza importante da essere una sua priorità.

Perché cosa esiste di più prezioso del tempo?

Non ho tempo. Quando avrò tempo. Non ho un attimo di respiro. Aspetta un attimo. Non è il momento. Vorrei un momento solo per me.

La verità è duplice.

Running Charlotte_100 Principesse Torino

“Ciao, sono Carlotta!”

Fa un effetto straniante, riconoscere la sua voce anche se non ci siamo mai incontrate. È l’effetto asimmetrico dei social: dalla scorsa primavera leggo il suo blog, guardo le sue foto e seguo i suoi video su Instagram. Ho letto le sue parole, conosco il suo sguardo e i tratti del suo viso e, appunto, la sua voce, il tono squillante e quell’accento che non so completamente collocare.

Mi sembra di conoscerla mentre lei di me non sa niente, sono solo un indirizzo email che l’ha raggiunta attraverso un contatto comune, e che le ha chiesto di poter fare una chiacchierata.

La verità, naturalmente, è che nemmeno io so molto di lei. Beviamo un caffè mentre fuori piove, e Carlotta mi racconta la sua storia, che inizia proprio come tante altre. La laurea in design dopo la quale si rende conto che lavorare in uno studio non fa per lei, che quelli che dovrebbero essere puri luoghi di creatività in realtà sono ingessati in abitudini non scritte, come e più di un qualsiasi ufficio fatto di procedure e scadenze. L’idea di utilizzare in modo differente le sue competenze candidandosi per un ruolo in azienda.

E le circostanze che, come spesso capita, prendono una direzione diversa e le aprono una strada che nemmeno aveva immaginato.

Direzione e distanza da ushuaia

Se mi concentro sono sicura di riuscire a sentirli ancora, quei rumori. La campanella che suona, i passi che si affrettano su per le scale, le risate in direzione della nuova classe per evitare che resti vuoto solo il banco in prima fila.

Per molti è questo, il vero inizio dell’anno. Il primo giorno di scuola.

In realtà di solito io sono tra quelli che le domande sulla direzione da prendere se le fanno a capodanno: qualche volta stilando la classica lista di buoni propositi (che spesso finiscono troppo presto nel dimenticatoio), lo scorso gennaio con pensieri un po’ diversi, pronta a cominciare non solo un nuovo anno ma soprattutto una nuova vita.

Ma quest’estate un po’ anomala, di ritmi rallentati fuori e dentro, di ricordi da bambina da lasciar andare e specchi in cui guardarsi come fosse la prima volta, è stata prima una stagione di bilancio, poi di rielaborazione, infine di nuova progettazione.

Perché se non è più di moda porsi dubbi esistenziali e assoluti, se cerchi di definire i tuoi prossimi passi prima o poi almeno te lo chiedi - 

Chi sono io, in questo momento?

Troppo tardi per cambiare meridiana orologio

Lo scorso anno, mia madre si è laureata. In teologia. Aveva già una prima laurea in agraria, dopo la quale ha lavorato tutta la vita come ricercatrice. Ma dopo essere andata in pensione, deve aver deciso che non era troppo tardi per fare qualcosa che le andava di fare.

In questi anni spesso l’ho presa un po’ in giro, quando mi diceva che non ci potevamo vedere perché doveva studiare per un esame: mi faceva sorridere vederla prendere così seriamente qualcosa che faceva “solo” per se stessa.

Ebbene, mi sembra il momento di ammetterlo pubblicamente. Mi sbagliavo.

Fare qualcosa per se stessi è probabilmente il motivo migliore per iniziare qualcosa.

Huaraz_Laguna 69 dove prendi le tue decisioni più importanti?

Ho deciso di non tornare in ufficio seduta su un masso a quattromila metri, davanti al blu ipnotico di una laguna nel nord del Peru. Quando sono scesa, per un attimo ho avuto il dubbio che quell’apparente momento di chiarezza fosse invece carenza di ossigeno causata dall’altitudine, ma per fortuna la scusa che cercavo di raccontare a me stessa è durata poco. Certo, stavo dicendo no ad un lavoro fisso, allo stipendio a fine mese, all’auto. In breve, a una discreta approssimazione di quello che viene comunemente definito successo.

Ma se anche tutto il mondo lo definisse così, quale sarebbe la tua definizione di successo?

Cose che dovrei smettere di fare

Ho la tendenza all’accumulo.

Non di cose, anzi sugli oggetti la mia tendenza ad eliminare il superfluo è così spiccata che riesco senza problemi a vivere in un monolocale minuscolo, specchio della stessa filosofia di leggerezza dei viaggi zaino in spalla. Il mio punto debole sono le cose che faccio. E soprattutto quelle che dovrei smettere di fare.