Giulia Peragine Hippocampo Films

A rendere così unico l’ippocampo non è solo la sua curiosa forma equina. A differenza della maggior parte degli altri pesci, i cavallucci sono monogami e compagni per la vita. E, caratteristica ancora più bizzarra, sono l’unica specie sulla terra in cui è il maschio a partorire i piccoli. 

La prima volta, più che vederli li ho sentiti. Un autobus in Argentina, su una tratta di quelle dove c’è poca gente, men che meno ci sono turisti. Mi ero sistemata in prima fila, davanti al finestrino panoramico, per godermi il viaggio fino a Cafayate: la salita immersi in una vegetazione quasi alpina, poi oltre il passo un deserto punteggiato di cardones, i giganteschi cactus simili a figure umane nella distesa arida. 

Invece poco dopo alle mie spalle erano arrivati loro: Giulia e Sebastian. Lei bolognese, lui argentino. E soprattutto, Léon, René e Milo, meno di 18 anni in tre, scuri occhi spalancati di curiosità, storie segrete e risate.

Running Charlotte_100 Principesse Torino

“Ciao, sono Carlotta!”

Fa un effetto straniante, riconoscere la sua voce anche se non ci siamo mai incontrate. È l’effetto asimmetrico dei social: dalla scorsa primavera leggo il suo blog, guardo le sue foto e seguo i suoi video su Instagram. Ho letto le sue parole, conosco il suo sguardo e i tratti del suo viso e, appunto, la sua voce, il tono squillante e quell’accento che non so completamente collocare.

Mi sembra di conoscerla mentre lei di me non sa niente, sono solo un indirizzo email che l’ha raggiunta attraverso un contatto comune, e che le ha chiesto di poter fare una chiacchierata.

La verità, naturalmente, è che nemmeno io so molto di lei. Beviamo un caffè mentre fuori piove, e Carlotta mi racconta la sua storia, che inizia proprio come tante altre. La laurea in design dopo la quale si rende conto che lavorare in uno studio non fa per lei, che quelli che dovrebbero essere puri luoghi di creatività in realtà sono ingessati in abitudini non scritte, come e più di un qualsiasi ufficio fatto di procedure e scadenze. L’idea di utilizzare in modo differente le sue competenze candidandosi per un ruolo in azienda.

E le circostanze che, come spesso capita, prendono una direzione diversa e le aprono una strada che nemmeno aveva immaginato.

Laura Cerioli Perito Moreno

Metterci la faccia.

Il titolo dell'invito al Breakfast Club sembrava scritto giusto giusto per me. Tanto più che l'ho ricevuto mentre ero alle prese con la stesura dei testi per il sito.

Ditelo, che mi avete letto nel pensiero.

Dopo quasi un anno di 25esimaora, in cui avevo condiviso senza grandi resistenze o timori quello che osservavo e vivevo e pensavo, mi stupiva non poco vedere quanto fosse differente la sensazione che provavo invece all’idea di mostrarmi in nuova veste.

Forse perché lo sentivo come un "mostrarmi in maniera ufficiale".

Così avevo ancora più voglia di tornare a confrontarmi con quel gruppo che non vedevo da mesi. Per sentire cosa significava anche per loro, metterci la faccia.

Saliamo al quinto piano, giornata torrida, è inevitabile sentirsi di nuovo a scuola, in quei giorni sospesi che precedono le vacanze estive. Quelli che non sono più vere e proprie lezioni, non sono ancora libertà assoluta. Mi siedo in un banco in fondo. Osservo. Ognuno dei partecipanti con i propri libri e quaderni, ordinati o alla rinfusa, gli appunti, le risate, un gruppo che ha fatto un percorso insieme.

Arrivo all’ultimo degli incontri di Bookcoaching ospitato da Equi.Libri in Corvetto e dedicati alle Chiavi delle Felicità, ma ho seguito il percorso di Francesca e Flavia quasi dall’inizio, da quando un anno e mezzo fa si sono incontrate e poi, un po’ per caso e sempre più per scelta, hanno iniziato a costruire il loro progetto.

Fare a Graziella una foto che non venga mossa è una vera impresa. Mi giro e non è più dove l’avevo lasciata un attimo prima. E’ sulla porta ad accogliere chi sta entrando, abbraccia chi sta per andarsene, offre pasticcini. Soprattutto, ride. Una risata vera, di quelle che illuminano lo spazio intorno. Per poterle parlare per cinque minuti consecutivi devo praticamente rapirla. D’altra parte, sono arrivata nel pieno dei festeggiamenti per il sesto compleanno della sua creatura, la libreria Evolvo Libri. Ci spostiamo a bere un caffè nel bar lì accanto, tutti la conoscono, la salutano, le portano un pensiero per celebrare questa giornata. E Graziella ride.

Era il suo corpo fatto di penne eran di petalo le sue ali era una rosa che volava diretta verso la dolcezza. (Flamenco, Pablo Neruda)

Che l’idea di un negozio chiamato Flamingo nasca da un viaggio in Florida non stupisce più di tanto. Racchiude in un singolo fotogramma le Everglades, il caldo, l’acqua che circonda e si fonde con la terra, i fenicotteri rosa che si stagliano sul verde rigoglioso, leggeri su una delle loro lunghe zampe. Ma Daniela ti spiazza subito aggiungendo

Sì, certo, li ho anche visti, in quei giorni di vacanza di tanti anni fa, ma la verità è soprattutto che mi imbattevo continuamente in questi fenicotteri di plastica, così kitsch che non potevano che piacermi da impazzire.

Bergamo è una di quelle città che tendi a sottovalutare. La sfiori in autostrada, di passaggio verso un volo per il weekend, un pomeriggio sul lago, una passeggiata in montagna. Difficilmente ti viene l’idea di fermarti per scoprirla. Eppure è bella anche oggi che piove. Perché superando la serie di negozi uguali a quelli di altre mille città, puoi infilarti in una viuzza laterale e incontrare il mondo di qualcuno che sogna. In questa giornata umida Sweet Irene è ancora più accogliente. La madia su cui fanno bella mostra le torte attira come una calamita, quasi quasi oggi pranzo con tre portate di dessert.

Elena Dossi, Professional Organizer, ci spiega il cambio armadio perfetto in un workshop presso IKEA Carugate Fino a un anno fa, abitavo in una casa molto più grande. Avevo una camera vuota, che poco alla volta è diventata la versione extra-large del cassetto in cui butti distrattamente le cose magari–poi-mi-serve. Alla fine la chiamavo rifugium peccatorum e, in tutta sincerità, avevo dimenticato gran parte delle cose che conteneva. In vista del trasloco, ne ho approfittato per fare piazza pulita. Io sono così, quando mi prende la fase repulisti non guardo in faccia nessuno. Un sacco nero e via. Se erano lì dimenticate da mesi, la possibilità che quelle cose mi tornassero utili era piuttosto remota. Non è così per tutti, lo so. Spesso l’idea di buttare ci mette in crisi ancora prima di iniziare.

Per dire, il peso di quello che ci raccontano da bambini. Oggi tutti parlano delle Storie della buonanotte per bambine ribelli. Quando ero piccola, invece, una delle favole che preferivo era La Bella Addormentata nel Bosco. Una tizia incapace di qualsiasi lavoro manuale (e fin qui a somiglianze ci siamo), che si punge con il fuso di un arcolaio (magnifici termini che avevo imparato a memoria ma che non ho capito nemmeno ora cosa significhino esattamente), sviene (probabilmente di noia) e attende qualche decennio prima di essere risvegliata dal Principe Azzurro. Insomma, bel modello. Una che è rimasta ad aspettare che la vita le succedesse, senza essere nemmeno sfiorata dall’idea che sia possibile desiderare, impegnarsi, realizzare.