Condor Argentina leggerezza

Da due mesi tutto intorno a me sembra parlare di cammino.

Conosco donne che camminano, leggo i loro libri, preparo e condivido esercizi per riflettere sul potere trasformativo di un’esperienza di cammino.

Era inevitabile mi tornasse voglia di camminare.

Infilo le scarpe che mi hanno accompagnato per le strade del Sudamerica, guardo lo zaino che attende paziente chiuso nell’armadio. Ho bisogno della felicità della leggerezza. Ho voglia di quella sensazione di libertà.

imparare ad ascoltare

Siamo la società della comunicazione costante. Abbiamo tutti la possibilità di scrivere, fotografare, raccontarci, condividere ogni pensiero e ogni cosa che stiamo facendo. Guardiamo, ma non sempre vediamo. Sentiamo, ma non è detto che ancora abbiamo capito cosa voglia dire saper ascoltare.

Ma se stiamo tutti parlando, alla fine chi è che ascolta davvero?

Cosa significa saper ascoltare

Sarà la mia passione per le parole, ma oggi vedo sempre più confusione tra ascoltare e sentire. Percepiamo le onde sonore che ci colpiscono viaggiando attraverso l’aria, ma una volta che ci hanno raggiunto, cosa ce ne facciamo?

Mappa classica esplorazione

Quando ero piccola, l’oggetto che preferivo tra quelli nell’auto di mio padre era l’atlante stradale. Studiarlo, immaginare le strade che solcavano le diverse regioni d’Italia. L’emozione di quando si partiva sapendo che non sarebbe stato sufficiente affidarsi al primo volume, quello dedicato alle regioni del nord. Uscire da quelle pagine un po' spiegazzate per inoltrarsi in altre, ancora lucide e per questo misteriose, mi sembrava in sé una piccola avventura.

Oggi anche io, come tutti, quando mi sposto mi affido quasi sempre alla comodità del gps integrato direttamente nel cellulare, e della vocina che mi dice dove andare.

Però.

Però ho osservato che così non impari i percorsi, perché segui le indicazioni della voce che ti guida, senza farti altre domande, senza lo stimolo di crearti dei punti di riferimento per la volta seguente. Tanto la voce non si stancherà di guidarti anche se dovessi chiedere lo stesso itinerario decine di volte.

E nemmeno provi le alternative, anche solo per il gusto di vedere cosa succede. Provare la strada parallela a quella che stai percorrendo e scoprire se c’è un palazzo con una bella facciata. O parcheggiare a qualche centinaio di metri per passare nel verde di un parco anziché su un’arteria trafficata.

La mia sensazione è che, in questo modo, il percorso non possa mai diventare realmente nostro.

Non lo costruiamo a misura dei nostri bisogni, ma ci adattiamo a parametri di altri.

E questo vale nei viaggi, ma non solo.

Tra il dire e il fare - Puerto Natales Chile

C’è chi sostiene che il mondo si divida nettamente tra chi cerca la sicurezza e chi l’avventura. Tra lo stare e l'andare.

Nel mondo lavorativo fino a qualche decennio fa era sostanzialmente vero, nella distinzione tra dipendenti a-tempo-indeterminato-manco-fosse-un-matrimonio e imprenditori, raccontati come sognatori che lavorano duro per godersi la bella vita.

Poi i matrimoni hanno iniziato ad essere meno per sempre, e i lavori anche. A volte per caso, a volte per scelta. Aver dato per scontato che saremmo rimasti tutta la vita da uno dei due lati della barricata si è dimostrata una visione poco realistica

Il mercato si evolve. Abbiamo aspettative ben diverse rispetto a quelle dei nostri genitori qualche decennio fa. Insomma, oggi non possiamo né vogliamo attraversare il nostro percorso lavorativo affidandoci al pilota automatico.

Ma una volta che hai individuato la direzione in cui vuoi muoverti, che si fa per iniziare? 

Laura-Cerioli-Felicità-Valle-dAosta-Amicizia

Glielo dirò quando… Lo farò quando… Inizierò quando… sarò felice quando...

Ci raccontiamo che se non abbiamo ancora raggiunto un obiettivo è solo perché non abbiamo avuto tempo a sufficienza, e nel frattempo restiamo in movimento perpetuo, alla ricerca costante della prossima occasione per dimostrare.

Magari ci siamo impegnati al massimo per un risultato per poi renderci conto, una volta che lo abbiamo raggiunto, che in realtà non era cambiato niente. Che eravamo nervosi, preoccupati, insoddisfatti come prima di aver iniziato.

Oppure abbiamo mille idee, ma per realizzarle ci diciamo che dobbiamo essere pronti. Peccato che la vita sia cambiamento costante e quindi probabilmente questo momento perfetto non arriverà mai.

In ogni caso, viviamo aspettando di essere finalmente felici. Come se fosse un dono dall’alto, che prima o poi arriverà.

Solo che, di solito, non funziona proprio così.

Laura Cerioli Perito Moreno

Metterci la faccia.

Il titolo dell'invito al Breakfast Club sembrava scritto giusto giusto per me. Tanto più che l'ho ricevuto mentre ero alle prese con la stesura dei testi per il sito.

Ditelo, che mi avete letto nel pensiero.

Dopo quasi un anno di 25esimaora, in cui avevo condiviso senza grandi resistenze o timori quello che osservavo e vivevo e pensavo, mi stupiva non poco vedere quanto fosse differente la sensazione che provavo invece all’idea di mostrarmi in nuova veste.

Forse perché lo sentivo come un "mostrarmi in maniera ufficiale".

Così avevo ancora più voglia di tornare a confrontarmi con quel gruppo che non vedevo da mesi. Per sentire cosa significava anche per loro, metterci la faccia.

Resilienza e resistere

Pietro Trabucchi è esattamente come te lo aspetti dopo aver letto i suoi libri. Fisico asciutto, età indefinibile, uno che appena apre bocca ti fa capire che alle parole preferisce i fatti.

E in effetti, in questo giovedì sera milanese in cui è stato invitato a parlare di resilienza, non si perde in chiacchiere.

Ho letto Perseverare è umano qualche anno fa. E ho subito iniziato a regalarlo. È un po’ la prova di quanto mi sia piaciuto un libro, quando lo regalo. Vuol dire che ci ho trovato dentro qualcosa di tanto vero che mi sembra impossibile tenermelo solo per me.

Certo, sono di parte. Da maratoneta come potevo restare indifferente a chi abbraccia la teoria secondo cui l’origine della nostra forza di volontà è da individuare nelle infinite battute di caccia con cui l’uomo primitivo sfiniva le prede per poterle poi assalire?

Guardiamoci allo specchio. Dal punto di vista evoluzionistico siamo degli animali che avrebbero ben poche possibilità di sopravvivere, se ci affidassimo alla sola forza fisica. Così per millenni abbiamo fatto affidamento sulla nostra motivazione e sulla capacità di sopportare, per raggiungere un obiettivo.

La resilienza.

Alice nel Paese delle Meraviglie, Murales a Londra

Da brava perfettina, vivo i giorni prima di andare in aula proprio come se fossi tornata ai tempi dell’università. Pagine di appunti, mappe per schematizzare quello che dirò, ripassi dell’ultimo minuto. Tutto ben preciso e organizzato.

Poi, giusto per contraddire la teoria di tutta questa preparazione rigorosa, durante un workshop sul talento le prime parole che sono uscite dalla mia bocca sono state “Ciao, sono Laura e sono una scrittrice.

Hai mai provato a dire una cosa del genere?

La prima settimana di gennaio non è fatta solo di obiettivi. Il secondo rito con cui mi piace accompagnare questo momento è quello di scegliere la parola che accompagnerà il nuovo anno.

 

Anche di questo esercizio non avevo mai sentito parlare. Poi a dicembre di due anni fa sono capitata per caso in mezzo ad una discussione su quella che chiamavano

la Parola dell’Anno.