27 Ott L’ansia, questa conosciuta (e cosa faccio quando arriva)
“Vuoi fare una prova?” Fabiana si affaccia alla finestra cercando qualcuno che passi per la strada “Hey, come ti senti? Tutto bene? Niente ansia?”
Io rido, ma so che ha ragione.
Che il fatto che in questo momento io mi senta più nervosa e insicura del solito non è niente di eccezionale. Che i miei sbalzi di umore e le mattine in cui mi sveglio già storta mi accomunano a una percentuale non meglio specificata della popolazione, ma senza dubbio una percentuale alta.
D’altra parte, non c’è da stupirsi.
L’ansia (e non parlo di ansia patologica, che quella di certo non mi compete), lo spettro variegato di preoccupazioni che a volte mandano i pensieri in cortocircuito, è determinata da stress ambientali, e sfido chiunque a sostenere che l’ambiente attuale non sia stressante.
Se ci aggiungiamo che l’ansia è probabilmente una delle emozioni più contagiose che esistano, ecco che la dimensione potenziale del problema assume caratteri più netti.