Era il suo corpo fatto di penne eran di petalo le sue ali era una rosa che volava diretta verso la dolcezza. (Flamenco, Pablo Neruda)

Che l’idea di un negozio chiamato Flamingo nasca da un viaggio in Florida non stupisce più di tanto. Racchiude in un singolo fotogramma le Everglades, il caldo, l’acqua che circonda e si fonde con la terra, i fenicotteri rosa che si stagliano sul verde rigoglioso, leggeri su una delle loro lunghe zampe. Ma Daniela ti spiazza subito aggiungendo

Sì, certo, li ho anche visti, in quei giorni di vacanza di tanti anni fa, ma la verità è soprattutto che mi imbattevo continuamente in questi fenicotteri di plastica, così kitsch che non potevano che piacermi da impazzire.

Qualche mese fa mi è venuta voglia di provare a disegnare. Non era uno dei miei passatempi da bambina. Mi rivedo sdraiata sul pavimento a costruire città e storie con i mattoncini. Ricordo infiniti pomeriggi ad esplorare il mondo al di là del muro di cinta, che scavalcavo attratta come da una calamita dal senso di mistero di ciò che non avevo ancora visto. O immersa nei libri di mia madre da ragazzina, immagine anche questa sconosciuta e lontana, di cui cercavo indizi in quelle pagine che aveva letto qualche decennio prima di me. Non mi sono mai considerata una persona creativa. Probabilmente perché associavo a questa parola l’idea di una legittimazione legata al riconoscimento pubblico ed economico. Chi ti credi di essere? Cosa credi di avere di così eccezionale? Non sei un genio e con la creatività non ci camperai mai, quindi puoi anche lasciar perdere prima di iniziare. Nessuno me lo ha detto in maniera esplicita, ma in qualche modo è quello che ho assorbito dall’ambiente in cui sono cresciuta. Bisogna studiare per avere bei voti, scegliere un lavoro solido, avere un obiettivo pratico. Dedicare le proprie energie a qualcosa di produttivo. Ed è esattamente quello che ho fatto. Poi un giorno sono tornata a casa con un album di fogli bianchi, una matita e una gomma. Ho cercato online un manuale con qualche spunto da cui partire. E ho iniziato. È strano, mettere mano ad un’attività dimenticata da chissà quanto tempo. È strano, mettere mano a qualcosa senza chiederti quale sarà il risultato. Ma è anche molto liberatorio, e mi ha insegnato parecchie cose.

Bergamo è una di quelle città che tendi a sottovalutare. La sfiori in autostrada, di passaggio verso un volo per il weekend, un pomeriggio sul lago, una passeggiata in montagna. Difficilmente ti viene l’idea di fermarti per scoprirla. Eppure è bella anche oggi che piove. Perché superando la serie di negozi uguali a quelli di altre mille città, puoi infilarti in una viuzza laterale e incontrare il mondo di qualcuno che sogna. In questa giornata umida Sweet Irene è ancora più accogliente. La madia su cui fanno bella mostra le torte attira come una calamita, quasi quasi oggi pranzo con tre portate di dessert.