Oltrepo Trail - Trail Running Academy

Ho saltato un’intera stagione, ma da un paio di mesi sono tornata sulle colline dell’Oltrepo Pavese con il mio gruppo.

Il

Mio

Gruppo.

Mi fa un certo effetto scriverlo. Sono un battitore libero, una la cui routine sportiva preferita è quella di uscire in solitaria alle sei di mattina.

Ma il trail è uno sport diverso, rispetto alla corsa su strada.

Certo, anche qui si macinano chilometri, si esce quando fuori è ancora buio, si fa fatica per giustificare il proprio desiderio di carboidrati. Ma qui c’è un senso scanzonato di non prendersi troppo sul serio, forse perché è difficile essere seri quando sei coperto di fango dalla testa ai piedi. Il trail ti rimette in pace con te stesso e con il mondo, forse per la bellezza dei paesaggi che attraversi o forse perché alla fine sei talmente stanco da aver dimenticato perché prima di iniziare eri incazzato, o stressato, o nervoso.

Soprattutto, il trail è uno sport di gruppo in cui vale una delle regole fondamentali della montagna: non si abbandona nessuno, quindi nelle uscite si va al passo del più lento.

Ma come imparare a scegliere meglio, come decidere quanto rischiare?

Sono due anni che sono alla ricerca, e la sola cosa che ho capito è che è dannatamente faticoso.

La verità è che, ad un certo punto, mi sono resa conto per la prima volta che tra essere in grado di raggiungere un obiettivo e avere la capacità di definirlo, c’è un abisso. E se sono la persona giusta a cui dire “Si deve arrivare là” per essere certi che “là” sarà esattamente dove arriveremo, dovesse anche cascare il mondo, quando si tratta di individuare da zero il punto di arrivo sono invece una frana.

Buoni propositi: sulla teoria siamo tutti ferrati. E’ quando si passa alla pratica che le cose si fanno un po’ più complicate.

Buoni propositi? Certo!

Uscire dalla comfort zone? Come no!!

Darmi la possibilità di fallire? Sì, eccomi, pronta… vabbe’, insomma, parliamone… da dove si parte?!?

In realtà, sull’argomento “buoni propositi” l’opzione fallimento è parecchio gettonata. Mangio sano, vado in palestra, inizio a risparmiare, smetto di fumare! Ed entro fine gennaio o poco oltre tutti questi obiettivi che il primo dell’anno sembravano così chiari, quasi scontati, sono già finiti nel dimenticatoio. Anzi, ormai è tutto un fiorire di commenti del “perché i buoni propositi sono destinati a naufragare miseramente”, dettagliate spiegazioni che ci investono prima ancora che questi benedetti obiettivi siano stati definiti.

“Allora, in cosa hai fallito oggi?”

Interessante, come domanda dell’ora di cena. A quanto pare, però, sentirtela porre da tuo padre, sera dopo sera, può avere come risultato quello di farti diventare multimilionaria. Anzi, a poco più di quarant’anni, la più giovane miliardaria degli Stati Uniti. Non male. Così, dopo averla sentita citare due volte in due giorni, ho deciso che valeva la pena approfondire la faccenda. Sara Blakey, fondatrice di Spanx. Praticamente quei mutandoni inguardabili che offendono la sensibilità di chiunque abbia un minimo senso estetico. Ma che, a quanto pare, funzionano talmente alla grande che non ti puoi dire una vera celebrità di Hollywood se non li indossi sul red carpet. Tutto sommato, anche con fierezza. Non so cosa pensare. Prima di tutto, degli Spanx.

..e altre favole della buonanotte

A quanto pare il giorno in cui hanno distribuito la capacità di arrendersi io ero assente. Il che, detto così, potrebbe anche sembrare una bella cosa. E lo è, finché non arrendersi significa avere la giusta dose di testardaggine, la capacità di difendere ciò di cui si è convinti, la voglia di provarci ancora una volta. Dopo aver preso in considerazione i rischi e i vantaggi e aver deciso che questi ultimi sono un motivo sufficiente ad affrontare i primi.

Quando vado verso un obiettivo, invece, a me spesso il passaggio razionale manca totalmente. Semplicemente, l’opzione mollare il colpo non viene nemmeno contemplata. Si tratta di una questione di principio. Resistere, resistere, resistere.

Fino a ieri.
Credevo.