A fine 2014, ho deciso di cambiare lavoro.
Come nelle migliori storie, ero arrivata in azienda in modo del tutto fortuito. Avevo accompagnato mio fratello a fare un colloquio in un’agenzia per il lavoro e mi ero trovata, una settimana dopo, seduta dall’altra parte della scrivania. Nel settore erano anni pionieristici, in cui si poteva mettere alla prova una persona che, come me, di colloqui ne aveva fatti ben pochi, e tutti come candidata. Ma sono sempre stata sveglia e testarda, e loro avevano bisogno di qualcuno che occupasse immediatamente quel posto vuoto. E così, in qualche modo, ci siamo buttati entrambi.
E ce l’abbiamo fatta.
You’re dangerous ’cause you’re honest You’re dangerous, ‘cause you don’t know what you want
(U2)
È cominciato tutto poco più di un anno e mezzo fa. Un’estate in cui, all’improvviso, quella vena di irrequietezza sopita da così tanto tempo, è tornata a manifestarsi dirompente.
E quando dico dirompente, intendo mollo-tutto-e-sparisco.
Lo avevo fatto davvero, un’altra estate di tanti anni fa. Ferie prenotate e tutto pronto a partire in tripla coppia. Invece ho buttato tre cose in una borsa, ho messo a tutto volume il cd di Achtung Baby e sono partita in giro per mezza Italia con quell’amica insieme a cui a 20 anni sei Thelma & Louise.
Un paio di migliaia di km senza aria condizionata, nessun orario né obbligo, amici assortiti da visitare lungo la strada.
Interessante, come domanda dell’ora di cena. A quanto pare, però, sentirtela porre da tuo padre, sera dopo sera, può avere come risultato quello di farti diventare multimilionaria. Anzi, a poco più di quarant’anni, la più giovane miliardaria degli Stati Uniti. Non male. Così, dopo averla sentita citare due volte in due giorni, ho deciso che valeva la pena approfondire la faccenda. Sara Blakey, fondatrice di Spanx. Praticamente quei mutandoni inguardabili che offendono la sensibilità di chiunque abbia un minimo senso estetico. Ma che, a quanto pare, funzionano talmente alla grande che non ti puoi dire una vera celebrità di Hollywood se non li indossi sul red carpet. Tutto sommato, anche con fierezza. Non so cosa pensare. Prima di tutto, degli Spanx.“Allora, in cosa hai fallito oggi?”
Firenze, stretti uno accanto all’altro, attendiamo la partenza schierati disciplinatamente nella nostra griglia. Sconosciuti ma tutti con in testa lo stesso pensiero, la sfida con noi stessi dei 42 km (e 195 metri, e garantisco non si tratta di un eccesso di precisione) che stiamo per affrontare. La mattinata è fresca ma già luminosa, perfetta per una gara. Scambiamo qualche parola, ognuno tra voglia di raccontare il suo sogno e un po’ di ritrosia (e scaramanzia) nell’esporsi troppo.