
Pensavo di essere una che fa, non una che pianifica.
Per la prima volta mi avevano assegnato un progetto tutto mio, ed era il momento della valutazione di fine anno con il nuovo capo. Avevo sempre avuto una routine ben delineata, e il rapporto con il responsabile era semplice: lui riceveva un compito, lo smistava alla squadra, e ciascuno faceva la sua parte senza troppe domande. Adesso che avevo provato cosa significa doversi dare autonomamente delle priorità, però, mi sentivo in difficoltà. Me l’ero cavata, ma non ero così certa di aver gestito al meglio la situazione. Lui, invece, aveva un’opinione diversa: riteneva che l’organizzazione fosse il mio punto di forza, e che l’azione ne fosse solo la conseguenza.