13 Set En Buenos Aires todo vuela, la alegría, la anarquía, la bondad, la desesperación (J.Sabina)
Se la parola che ho scelto per questo 2017 è completa, forse Buenos Aires è proprio la città che faceva per me.
Tra i vari “prodotti derivati” del master in coaching, quello verso cui nutro probabilmente le sensazioni più contrastanti è legato all’opportunità di sperimentare gli esercizi che vengono poi utilizzati in sessione individuale o all’interno dei workshop. Non che sia obbligatorio, capiamoci. Ma, curiosa come sono, aver riscoperto il piacere di imparare ogni giorno qualcosa di nuovo mi da grande soddisfazione. E da brava secchiona, assegnare invece un esercizio senza averlo provato in prima persona mi provoca sempre un po’ di ansia da prestazione. D’altra parte, l’effetto collaterale di un esercizio ben mirato è quello di portare nuove riflessioni, mostrare punti di vista differenti - il che raramente si realizza senza qualche piccolo scossone.
È appunto così che sono arrivata alla parola dell’anno. Ne avevo letto e sentito parlare, con differenti sfumature e modalità. E quando ho provato ad individuarne una per guidarmi nei successivi dodici mesi, mi ha dato esattamente quel momento di occavoloquestanonmelaspettavo che identifica un esercizio ben riuscito.
Ma, probabilmente era solo l’inizio.