Vista del Beagle Channel, Ushuaia

"Che cos'e' un rito?" disse il piccolo principe. “Anche questa è una cosa dimenticata” rispose la volpe "E' quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore”

Me ne sono resa conto l’ultima mattina a Ushuaia. L’ostello ancora silenzioso, e io seduta ad un tavolo della cucina a scrivere. Era diventato il mio rituale del mattino. Quella sequenza di azioni che ti fanno sentire al posto giusto.

Mi alzo presto, e non lo faccio solo quando davanti ho una giornata piena di impegni

Ho iniziato per caso. Dieci anni fa avevo appena assunto un ruolo che mi portava a viaggiare molto. Così la sveglia presto era necessaria per lo spostamento che mi avrebbe portato fino a destinazione.

Ho scoperto che alzarmi all’alba non mi dava fastidio. Anzi, mi piaceva proprio.

Qualche mese fa mi è venuta voglia di provare a disegnare. Non era uno dei miei passatempi da bambina. Mi rivedo sdraiata sul pavimento a costruire città e storie con i mattoncini. Ricordo infiniti pomeriggi ad esplorare il mondo al di là del muro di cinta, che scavalcavo attratta come da una calamita dal senso di mistero di ciò che non avevo ancora visto. O immersa nei libri di mia madre da ragazzina, immagine anche questa sconosciuta e lontana, di cui cercavo indizi in quelle pagine che aveva letto qualche decennio prima di me. Non mi sono mai considerata una persona creativa. Probabilmente perché associavo a questa parola l’idea di una legittimazione legata al riconoscimento pubblico ed economico. Chi ti credi di essere? Cosa credi di avere di così eccezionale? Non sei un genio e con la creatività non ci camperai mai, quindi puoi anche lasciar perdere prima di iniziare. Nessuno me lo ha detto in maniera esplicita, ma in qualche modo è quello che ho assorbito dall’ambiente in cui sono cresciuta. Bisogna studiare per avere bei voti, scegliere un lavoro solido, avere un obiettivo pratico. Dedicare le proprie energie a qualcosa di produttivo. Ed è esattamente quello che ho fatto. Poi un giorno sono tornata a casa con un album di fogli bianchi, una matita e una gomma. Ho cercato online un manuale con qualche spunto da cui partire. E ho iniziato. È strano, mettere mano ad un’attività dimenticata da chissà quanto tempo. È strano, mettere mano a qualcosa senza chiederti quale sarà il risultato. Ma è anche molto liberatorio, e mi ha insegnato parecchie cose.

  Suona familiare? Tante, troppe volte, quando devi  passare dal pensare al fare, in automatico scatta la tentazione di rimandare l’inizio dell’azione vera e propria. A domani, alla primavera, a quando avrò tempo, a quando sarò pronta. C’è chi dice "non ho ancora una pianificazione ben definita" e chi deve prima sentire un altro parere, per capire quale sia “il modo migliore per”. C'è chi sa che d’inverno non riesce ad essere costante nell’attività fisica e chi vuole rivedere un’ultima volta quel dettaglio del testo. Ognuno ha la propria tecnica preferita, per continuare a rimandare.