Natale_Valparaiso_Cerro Alegre_freelance

È arrivato dicembre.

Il mese delle luminarie, dei mercatini, del “se non ci vediamo più inizio a farti gli auguri”. Il mese in cui inizi a riflettere sull’anno passato, sui progetti che avevi e su quello che hai effettivamente realizzato. Il mese dell’ansia del tempo, già veloce nei mesi precedenti e che adesso sembra scorrere come un fiume in piena, che nella sua corsa travolge tutti i programmi, e te nel mezzo.

Ancor più se sei un freelance.

Sono stanca. Sono settimane che prometto e mi riprometto di fermarmi e fare il punto della situazione. Di quest’anno diverso da tutti gli altri, di quest’anno libero.

Essere liberi è bellissimo, ma non è così semplice come sembra.

Troppo tardi per cambiare meridiana orologio

Lo scorso anno, mia madre si è laureata. In teologia. Aveva già una prima laurea in agraria, dopo la quale ha lavorato tutta la vita come ricercatrice. Ma dopo essere andata in pensione, deve aver deciso che non era troppo tardi per fare qualcosa che le andava di fare.

In questi anni spesso l’ho presa un po’ in giro, quando mi diceva che non ci potevamo vedere perché doveva studiare per un esame: mi faceva sorridere vederla prendere così seriamente qualcosa che faceva “solo” per se stessa.

Ebbene, mi sembra il momento di ammetterlo pubblicamente. Mi sbagliavo.

Fare qualcosa per se stessi è probabilmente il motivo migliore per iniziare qualcosa.

Mia sorella è partita da quindici giorni. Non è ancora il trasferimento definitivo, ma ormai si tratta solo di attendere i tempi tecnici per ottenere il visto di lavoro. Ha venduto la maggior parte delle sue cose, altre le ha regalate, la casa è sempre più vuota. Spera di riuscire a vendere presto anche quella. Direzione, l'Australia. Quello che si dice cambiare vita.

E in effetti, quando pensiamo a come potremmo inventare la nostra vita immaginiamo possa essere solo così.

Mollo tutto, vado via. Addio al traffico, alla fretta, alle troppe ore di lavoro.

Un bellissimo quadro, che però per la maggior parte delle persone resta il proverbiale sogno nel cassetto. Chiuso a doppia mandata.

you can't always get what you want

Quando ho iniziato a viaggiare per lavoro, la mia innata tendenza alla programmazione ha avuto l’opportunità di sfogarsi liberamente: per avere tutto sotto controllo la mia agenda era un mosaico di impegni e spostamenti in giro per l'Italia, tra appuntamenti professionali e personali, tanto da guadagnarmi il soprannome di ragazza tetris.

La soddisfazione di vedere tutti quegli incastri perfetti, però, si scontrava spesso con l’imprevisto dietro l’angolo: lo sciopero dei treni, la riunione che salta, l’amica che cancella all’ultimo l’aperitivo (anche perché l’avevo costretta a fissarlo un mese prima e in realtà fino al giorno precedente se ne era - giustamente - dimenticata).

Io spostavo, rivedevo, pianificavo tutto da capo. Sempre con in testa l’idea di controllare ciò che potevo e riportare il tutto sulla retta via, anche quando ci metteva lo zampino qualcosa al di fuori della mia possibilità di influenzare gli eventi. Sulla retta via, cioè la mia.

Sarà anche per questo che avevo problemi con il concetto di desiderare.

Faro Beagle Channel_direzione

Aprile sarà un mese di inizi. Dopo una vita intera, nel percorso scolastico e professionale, in cui mi ero abituata ad essere quella brava, adesso che sono tornata ad essere un'apprendista provo livelli alternati di agitazione e terrore.

In preda a quella che si definisce Sindrome dell’impostore.

Ma chi mi credo di essere?

Come molti sono stata educata a non vantarmi e mi è stato ripetuto allo sfinimento che mettersi troppo in mostra è quanto meno di cattivo gusto. Se ci aggiungiamo un pizzico di perfezionismo (ok, facciamo pure un chilo) e una certa dose di ansia da confronto - immagina che bella ricetta.

Fare Networking

Venerdì sera mi aggiravo sul parquet lucido di una palestra, con in faccia il sorriso tirato che indosso sempre quando devo andare ad uno dei miei personali momento patibolo: quello di fare networking.

Ci faccio i conti da un bel po’. Da quando il mio ruolo in azienda è gradualmente passato dal fare al proporre e quindi ho iniziato ad essere pagata per dedicarmi (anche) a una delle cose che mi piacciono di più.

Imparare.

Alle conferenze prendevo appunti su quello che ascoltavo e sulle idee che mi venivano, immaginavo l’applicabilità di modelli nel mio contesto, confrontavo i progetti in corso con quelli che erano già stati realizzati da altri.

E poi, arrivava il momento più tenuto. Quello, appunto, dedicato a fare networking.

Alice nel Paese delle Meraviglie, Murales a Londra

Da brava perfettina, vivo i giorni prima di andare in aula proprio come se fossi tornata ai tempi dell’università. Pagine di appunti, mappe per schematizzare quello che dirò, ripassi dell’ultimo minuto. Tutto ben preciso e organizzato.

Poi, giusto per contraddire la teoria di tutta questa preparazione rigorosa, durante un workshop sul talento le prime parole che sono uscite dalla mia bocca sono state “Ciao, sono Laura e sono una scrittrice.

Hai mai provato a dire una cosa del genere?