"Camminano le monache nel chiostro: vanno e vengono, avranno impegni da svolgere, luoghi da raggiungere… come te, i tuoi amici, gli uomini che incontri. Eppure è un camminare diverso, perché tu hai una meta da raggiungere, e poi ne avrai altre, e altre… Le mie sorelle e io siamo già nella meta della nostra vita.”

Da inizio anno ho ripreso a leggere La Via dell’Artista, libro della scrittrice e sceneggiatrice Julia Cameron che parte dall’assunto che essere creativi non sia un talento concesso solo ad alcuni, o un capriccio che la maggior parte di noi deve mettere da parte per diventare un adulto serio e responsabile ma, al contrario, la naturale inclinazione di ogni essere umano, un dono che riceviamo e che saremmo irresponsabili ed egoisti a non mettere a disposizione del mondo.

La prima volta che ho letto questo libro-manuale, e che ho applicato il metodo che propone per “sbloccarci” dal nostro status di resistenza anti-creativa, sono successe almeno un paio di rivoluzioni. 

Mi stavo a malapena riprendendo dallo shock di veder festeggiare il trentesimo anniversario della caduta del muro di Berlino e, subito dopo, da quello di rendermi conto che il mio precedente viaggio in Australia era “diventato maggiorenne”, che mi sono imbattuta in un post dal titolo “It’s 2020 and you’re in the future.

Senza alcuna pietà, l'autore mi ricordava che l’uscita di film come Jurassic Park Forrest Gump è più vicina all’allunaggio che al presente, che chi ha almeno 35 anni è più vicino al 1940 che a oggi, che chi nascerà quest'anno ha buone probabilità di arrivare a vedere il prossimo, di secolo.

Solo un attimo fa questo 2020 ci sembrava un futuro così lontano, ma cosa è rimasto di quello che ce ne immaginavamo?

Ogni tanto capita. A me è capitato a fine anno.

Bloccata a casa da un piccolo infortunio sportivo, ne avevo approfittato per delineare i miei progetti per il nuovo anno. Ho bisogno di mettere mano a fogli e pennarelli, di creare una mappa colorata e tangibile che concretizzi in un piano da realizzare quelli che fino a quel momento erano idee, sogni, immaginazione.

Poi però, forse come l’inverno che è arrivato trafelato con la sua nebbia, le cose che sembravano così chiare lo sono diventate molto meno.

Anzi, a dirla tutta, all’improvviso quella che fino a un attimo prima mi sembrava una traccia ben chiara, si è rivelata un intrico che non riuscivo a distinguere, un nodo che non riuscivo a dipanare.

Un labirinto in cui non mi ero nemmeno conto di essere entrata.

Skyline di Brisbane con l'iconica scritta illuminata dal sole estivo

Poco prima di partire per l'Australia, appena prima di Natale, ho fatto un colloquio di lavoro. Un progetto interessante, di quelli a cui avevo sempre immaginato un giorno di poter lavorare. Una sfida, la possibilità di prendere quello che ho imparato e usarlo per costruire qualcosa da zero, la mia costante ricerca di avere un impatto concreto e visibile.

Una bella tentazione, dove però si fronteggiano due aspetti essenziali della mia valutazione delle scelte di vita.

Tempo, denaro.

La paura di non averne abbastanza, la sensazione che si volatilizzino senza che nemmeno ce ne rendiamo conto.

Esistono due temi che, combinati, siano più universali?