Veramente eccezionale

Le preghiere al vento tibetane, quelle parole scritte in una lingua che non so leggere ma che mi fanno immaginare cosa vuol dire Inventare la propria vita eccezionale

Cosa vi mette in movimento ogni mattina?

A me la curiosità, che nel lavoro che ho scelto non poteva trovare risposta migliore. Perché ogni interlocutore è fatto di innumerevoli sfaccettature, e scoprirle ti permette di non fermarti mai alla superficie, metterti in discussione, essere aperto a cambiare idea. Imparare ogni giorno una nuova definizione di stupore.

Perché percorso di evoluzione di ciascuno parte dalla stessa domanda. Ciò che amiamo fare, ciò che ci riesce bene. C’è un però.

Se ciascuno di noi è eccezionale, non siamo alla fine tutti nella media?

Mi ha divertito e fatto pensare un pezzo dello scrittore Mark Manson dedicato, ironicamente e forse con un pizzico di provocazione, alla “difesa dell’essere mediocri.

Al netto di un po’ di sensazionalismo, è difficile dargli torto. Non sogneremo forse di finire sulla copertina di Time come personaggio dell’anno ma le storie che ci raccontiamo vanno da sempre alla ricerca di ciò che è eccezionale: lo facevano i greci con i miti che ancora oggi risuonano nel nostro immaginario e i cantastorie con le imprese dei cavalieri delle chanson de geste. Oggi lo fanno le vite perfette da social media

Sappiamo che non tutto è come appare, ma un po’ ci piace credere che potremmo essere proprio noi quelli che lasciano a bocca aperta.

Alla fine è come chiedersi se Babbo Natale esiste davvero. Non è che il romanticismo o l’eroismo non siano reali. Non ci sono vite perfette e altre piene solo di disastri, la contrapposizione tra bianco e nero è sopravvalutata. È la domanda che è mal posta, perché la verità è che la storia non è tutta lì. A pensarci bene, difendere il nostro essere fondamentalmente mediocri è un punto di vista lineare e per niente rivoluzionario, nel suo senso profondo.

Ma provocatorio in un mondo che sembra vivere del motto “o sei il migliore o non vali niente”.

Forse anche per questo siamo così frustrati e irrequieti, sempre alla ricerca di qualcosa di diverso da quello che abbiamo in quel momento. 

Certo, accontentarsi passivamente di stare dove si è, non essere curiosi di mettere la testa fuori, non sperimentare piccoli passi per migliorare – ecco, questo sì che è essere mediocri nel senso più pessimista del termine

Ma nella maggior parte delle cose che tenteremo, saremo nella media.

Né terribilmente imbranati, né i migliori di sempre. Se puoi essere eccezionale in qualcosa, lo sarai in una sola delle innumerevoli espressioni dell’essere umano. 

Il che ci porta finalmente al punto: avere la mediocrità come obiettivo fa schifo. Ma la mediocrità come risultato va benissimo.

Il ragionamento fila, senza dubbio. Un po’ perché ogni abilità è data dalla somma di talento e allenamento, e dovremo necessariamente scegliere come utilizzare il nostro tempo e il nostro impegno. Un po’ perché se la chiamano “distribuzione normale” ci sarà un motivo. Pochissimi agli estremi, molti in mezzo. Niente di più, niente di meno.

Mandare giù e accettare di essere mediocri è tutta un’altra storia.

Accettare, uno dei verbi più difficili che esistano. Siamo abituati a pensare che accettare ci farà scivolare dritti nel mucchio di “chi non è capace”. Soprattutto se declinato verso noi stessi, verso le nostre imperfezioni. Così continuiamo a sbatterci la testa, a resistere, a far tutto quello che è in nostro potere per dimostrare che abbiamo ragione, che possiamo essere perfetti.

Oppure decidere che la nostra energia può essere rivolta in una direzione migliore. 

Non contro quello che non riusciamo a fare, ma verso quello che ci rende unici. 

Andare con il pilota automatico è efficiente, risparmia un sacco di fatica. È addirittura indispensabile per quelle che un amico definisce le attività a moto perpetuo. Quelle che vanno fatte, ma in cui il nostro contributo differenziante è nullo. E che si ripetono ciclicamente senza aver mai la soddisfazione di essere arrivati a un risultato consolidato.

Ma c’è anche tutto il resto. Quegli infiniti attimi che spesso scivolano nello stesso modo automatico e inconsapevole, ma che possiamo scegliere di guardare e guidare nel loro scorrere, nel loro cambiamento. 

Se lo scorso anno sceglievo di esercitarmi a fallire sperimentando cose mai fatte con Per dieci minuti di Chiara Gamberale, quest’anno riapro Big Magic di Elizabeth Gilbert per ricordare che la creatività non è fare qualcosa di superiore agli altri, è interagire con il mondo nel nostro modo.

Questo sì davvero eccezionale, nel senso di unico e irripetibile.  

 Così per il mio 2019 mi faccio tre promesse:

  • Non pretenderò di essere impavida, ma passerò attraverso la paura.

C’è una notevole differenza tra ciò che ti mette in pericolo e ciò che spaventa solo il tuo ego, quello che non vuole essere mediocre, che vorrebbe avere ragione, che pretende la perfezione. Per quest’anno mi auguro di continuare a praticare il coraggio di essere fear-less, di avere ogni giorno paura ma di averne ogni giorno un po’ meno, di tenerla al mio fianco perché invece di bloccarmi mi accompagni nella prossima partenza.

  • Non racconterò a me stessa che non ho tempo, ma sceglierò la mia priorità.

La 25esimaora è nata da qui: dalla consapevolezza che il tempo non si trova, si crea. Che quell’ora in più ci sarà sempre, per quello che conta. Ma solo se lo vogliamo, solo se siamo disposti a rischiare di provare. Anche a costo di fallire e dover ricominciare su una nuova strada.

  • Terrò con me una lista delle cose che mi fanno sentire al posto giusto.

Il legame con le persone che mi conoscono davvero, e che sono con me in ogni luogo del mondo. Emozionarmi per la bellezza mai vista e per quella vista infinite volte. Immaginare un nuovo viaggio e poi realizzarlo. Scrivere e sapere che le mie parole parlano a qualcuno. Correre e sentire il mio corpo come se prendesse vita in quel preciso istante. Vedere quello sguardo nelle persone che lavorano con me. 

Per non far passare nemmeno un giorno senza quella luce che mi mette in movimento ogni mattina.

Laura Cerioli
laura.cerioli@yahoo.it

People Partner | HR Transformation | Leadership Development. Lavoro a supporto di aziende in crescita, in quella delicata fase di passaggio che richiede di rivedere, ottimizzare e sistematizzare i processi interni dedicati alla gestione e allo sviluppo delle persone.

1 Comment

Post A Comment