Tempi di recupero

Tempi di recupero: Allenamento e riposo

Maggio è stato un mese a più strati, di quelli in cui ti destreggi come puoi ma le giornate sembrano non avere mai fine. È stato un mese di obiettivi raggiunti, progetti che hanno iniziato a muovere i primi passi concreti, incontri cercati e altri arrivati a sorpresa, momenti di chiarezza ma anche di stanchezza.

Il riposo? Non pervenuto.

Sono quindi entrata nel mese di giugno piena di buoni propositi, convinta di avere almeno preso consapevolezza della strada da intraprendere per fare pulizia nell’agenda, oltre che nell’armadio. Ho cercato di ripetermi che le mattinate a studiare e i momenti di aggiornamento andavano conteggiati nel tempo lavorativo, proprio come succedeva quando lavoravo in azienda, ma la mia vocetta stakanovista non era particolarmente d’accordo. Così anche stavolta le cose non sono andate esattamente come previsto.

Sono arrivata a luglio affannata, cercando di fare troppe cose, chiedendomi già come muovermi per ripartire al meglio a settembre.

La verità è che mi sono resa conto che, nonostante i cambiamenti degli ultimi tre anni, tendo ancora a misurare il mio valore con il solo metro dei risultati che raggiungo. Per la precisione, con il metro dei risultati lavorativi. Così quest’anno il primo giorno di “ferie” l’ho preso il 14 giugno.

Sono un pessimo capo, seppur di me stessa.

Non mi ero resa conto che andavo avanti senza respiro da 6 mesi. O forse sì, il mio corpo se n’era accorto. Ma si sa che io non lo ascolto. Ci sono momenti in cui realizzo di essere come sospesa, di trattenere il fiato. Quando lo noto cerco di respirare profondamente, di riempire i polmoni fino in fondo. Ma lo devo fare coscientemente, se mi distraggo torno subito contratta come prima.

Eppure respirare dovrebbe essere naturale. Come riposare.

Così quando ho letto il post di Sas Petherick intitolato “Come sviluppare un’etica del riposo” mi sono chiesta se lo avesse scritto proprio per me.

Sono iscritta a troppe newsletter, lo so. Le dirotto tutte su una casella email ormai vecchia, che uso quasi esclusivamente per le “comunicazioni di servizio” e, quando ci entro, la maggior parte delle volte faccio un drastico “cancella tutto”. Non con quelle di Sas. Quelle le voglio nella mia inbox principale.

“Non è una cosa da niente riconoscere che sono fondamentalmente convinta che il mio valore come essere umano sia nel mio lavoro.”

Eccomi, sono qui. Anche io faccio perché “va fatto” e va fatto bene. Tanto, e di qualità. Aveva ragione Elena, quando mi ha visto il primo giorno di Master. Nella sua testa mi aveva definito “un soldatino”, rigida e controllata e con la sua corazza lucida. Aggiungo io, molto brava a stare sull’attenti ma sorda al comando di “Riposo!”

In effetti sembra non abbia un tasto “off”.

Che non vuol dire avere un deposito infinito di energia. Solo che mi ostino ad andare avanti finché la pila si scarica. E finisco per fermarmi lì, dovunque sia e qualunque cosa voglia direMa anche allora mi sento in colpa, e cerco di trovare un modo per costringermi a fare.

Ho molto chiara la mia etica del lavoro, ma non ho nemmeno iniziato a costruirmi un’etica del riposo.

Eppure potrebbe essere facile come farsi le domande giuste. E difficile come darsi delle risposte oneste.

  • Come mi avvicino al momento riposo?
  • Che sentimento associo all’idea riposo?
  • Che ruolo ha il riposo nella mi vita?

Fare è importante, fare mi piace. Da quando sull’agenda ho iniziato a segnare le cose belle che sono successe nella mia settimana, mi accorgo che poter rileggere cosa ho fatto e in cosa ho portato un contributo mi aiuta a ricordare dove sto andando, anche nei momenti di dubbio.

Ma non sono solo quello che faccio.

C’è chi deve prendere l’abitudine di muoversi, io devo imparare a stare ferma. Considerare lo sforzo ma anche i tempi di recupero. Lo dimentico nella corsa, dove presto attenzione alle giornate di allenamento ma considero sempre un po’ sprecate quelle di riposo. Lo dimentico nella vita, e ho la sensazione che le conseguenze potrebbero avere un impatto ben più significativo.

Se sono un essere umano la mia essenza dovrebbe stare proprio nell’essere, non nel fare.

Ma dove si inizia a ESSERE?

Laura Cerioli
laura.cerioli@yahoo.it

People Partner | HR Transformation | Leadership Development. Lavoro a supporto di aziende in crescita, in quella delicata fase di passaggio che richiede di rivedere, ottimizzare e sistematizzare i processi interni dedicati alla gestione e allo sviluppo delle persone.

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