Prendete la vita con leggerezza…

Condor Argentina leggerezza

Da due mesi tutto intorno a me sembra parlare di cammino.

Conosco donne che camminano, leggo i loro libri, preparo e condivido esercizi per riflettere sul potere trasformativo di un’esperienza di cammino.

Era inevitabile mi tornasse voglia di camminare.

Infilo le scarpe che mi hanno accompagnato per le strade del Sudamerica, guardo lo zaino che attende paziente chiuso nell’armadio. Ho bisogno della felicità della leggerezza. Ho voglia di quella sensazione di libertà.

Imparare la leggerezza

Dicono che il superfluo che non riusciamo ad eliminare sia un modo per proteggerci da quello che potrebbe andare storto. Sono d’accordo. Quando da ragazzina viaggiavo con una valigia contenente l’intero armadio, lo facevo per il mio senso di inadeguatezza. Come se avere sotto mano un abito per ogni situazione potesse essere sufficiente a creare l’occasione giusta. Vivevo nel sarò felice quando, e nell’attesa facevo quel che potevo per prepararmi al peggio. Bloccata quindi in una costante tensione, incapace di godermi il momento presente.

La confusione fisica e la confusione mentale non sono slegate e il peso delle cose finisce per essere una zavorra anche per le nostre scelte.

È come quando prepariamo lo zaino. Certo, ci saranno giornate di sole e forse anche scrosci di pioggia. Ma posso dire per esperienza che il contenuto di uno zaino per attraversare un intero continente o quello per una settimana di ferie non sono così differenti.

Racchiudere il mio mondo in uno zaino che posso portare sulle spalle mi da una sensazione di benessere. Mi piace soffermarmi su ogni scelta, per esprimere un frammento della mia visione di vita.

Scegliere l’essenziale ci fa riflettere sulla fonte del nostro benessere.

La forma perde il potere che ha sul nostro modo di affrontare le giornate, riprendiamo a valutare gli oggetti solo sulla base della loro funzionalità e della capacità che hanno di rendere più piena la nostra vita.

Perché leggerezza non significa privazione

Credo nell’essenziale ma sono convinta che dobbiamo sentirci liberi di scegliere cosa ci serve. Di circondarci di cose belle, che ci corrispondono, che ci fanno sentire bene. Viaggiando da sola ho un sacco di tempo per osservare, e mi piace collezionare le immagini degli oggetti apparentemente inutili che ciascuno porta con sé. A volte è un pupazzo, a volte un libro, a volte un accessorio.

Ci sono oggetti che uniscono, come uno strumento musicale o un mazzo di carte, o che ci tengono al sicuro, come una fotografia o una felpa consumata che ci fa sentire in un abbraccio. Ci sono oggetti che rappresentano progetti e sogni e persone a cui vogliamo sentirci vicini.

Nel suo Manuale di Pulizie di un Monaco Buddhista Keisuke Matsumoto descrive l’abitudine quotidiana della pulizia all’interno di un tempio come pratica spirituale.

“Ramazzare e lucidare serve anche a spazzare via la polvere e le nubi dell’anima”

Io di certo non sono la regina della casa, quindi la pratica della meditazione nell’economia domestica forse non è la mia strada. Ma tutto ciò che toglie strati è una strada che mi incuriosisce. Perché avvicina all’essenza e, quindi, arricchisce.

Svuotare cassetti e armadi è faticoso, ma può ridare vita agli oggetti che abbiamo dimenticato di possedere. Portare i libri ad una biblioteca pubblica, regalare abiti ai centri di accoglienza, vendere o regalare quello che non è più veramente nostro.

Non per forza ridurre tutto ad uno zaino.

Ma la leggerezza perfetta di quel gesto mi regala una sensazione di libertà che non ho ancora trovato in niente altro.

Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore. (Italo Calvino)

Laura Cerioli
laura.cerioli@yahoo.it

People Partner | HR Transformation | Leadership Development. Lavoro a supporto di aziende in crescita, in quella delicata fase di passaggio che richiede di rivedere, ottimizzare e sistematizzare i processi interni dedicati alla gestione e allo sviluppo delle persone.

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