Chiedimi se sono felice

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Glielo dirò quando… Lo farò quando… Inizierò quando… sarò felice quando…

Ci raccontiamo che se non abbiamo ancora raggiunto un obiettivo è solo perché non abbiamo avuto tempo a sufficienza, e nel frattempo restiamo in movimento perpetuo, alla ricerca costante della prossima occasione per dimostrare.

Magari ci siamo impegnati al massimo per un risultato per poi renderci conto, una volta che lo abbiamo raggiunto, che in realtà non era cambiato niente. Che eravamo nervosi, preoccupati, insoddisfatti come prima di aver iniziato.

Oppure abbiamo mille idee, ma per realizzarle ci diciamo che dobbiamo essere pronti. Peccato che la vita sia cambiamento costante e quindi probabilmente questo momento perfetto non arriverà mai.

In ogni caso, viviamo aspettando di essere finalmente felici. Come se fosse un dono dall’alto, che prima o poi arriverà.

Solo che, di solito, non funziona proprio così.

Assegnare la nostra realizzazione a qualcosa di esterno è un approccio destinato a fallire miseramente alla prova dei fatti.

Ciò che è esterno è – appunto – al di fuori del nostro controllo. E questo determina un circolo vizioso. Se scegliamo come obiettivo delle nostre azioni qualcosa che in realtà dipende da noi solo in minima parte, andiamo a infondere energia in una direzione che non è realmente progettuale.

Potremo arrivare o meno al risultato, ma per motivazioni che hanno ben poco a che fare con l’efficacia delle nostre azioni.

È la trappola del “Sarò felice quando”.

Lasciare la responsabilità della nostra felicità al prossimo lavoro, al principe azzurro o alla vincita alla lotteria – a qualcosa che non sia semplicemente il nostro impegno – significa intrinsecamente avere ben poca fiducia nelle nostre capacità.

E se noi per primi non abbiamo fiducia, perché dovrebbero averla gli altri?

Così la nostra insoddisfazione di partenza diventa sempre più forte, allontanandoci ulteriormente da quella felicità che tanto desideriamo.

E allora, cosa fare?

Hai mai visto un progetto di lavoro che procede se non ti dedichi ogni giorno ad azioni che ti avvicinano concretamente al risultato, se non definisci i passaggi necessari, se non ti dai delle scadenze?

Probabilmente no.

Chissà perché quando si tratta di noi tendiamo a credere che le cose possano andare in maniera differente.

Prova a ribaltare la prospettiva, anche per i tuoi obiettivi personali.

A volte siamo proprio bravi, a criticarci da soli. Niente di quello che facciamo basta e, sotto sotto, ci aspettiamo che prima o poi qualcuno ce lo venga anche a dire in faccia.

Inizia semplicemente a chiederti “Cosa può rendermi felice, sereno, realizzato oggi?”.

Smetti di rimandare ad un ipotetico momento in cui le cose saranno più tranquille, in cui sarai più pronto, in cui il prossimo passo verrà in automatico.

Fai della felicità la tua scelta. Qui, ora, subito.

Cosa farai entro questa settimana per smettere di dirti “Sarò felice quando”?

Laura Cerioli
laura.cerioli@yahoo.it

People Partner | HR Transformation | Leadership Development. Lavoro a supporto di aziende in crescita, in quella delicata fase di passaggio che richiede di rivedere, ottimizzare e sistematizzare i processi interni dedicati alla gestione e allo sviluppo delle persone.

2 Comments
  • Giorgia
    Posted at 16:51h, 22 Febbraio Rispondi

    Credo che per ognuno di noi la felicità arrivi solamente quando avremo ben compreso cosa ci può rendere veramente soddisfatti e cosa è veramente importante per noi, questo è possibile solamente se abbiamo imparato a conoscere noi stessi molto bene, a quel punto l’obiettivo sarà chiaro e quello che dovremo fare è….attivarci!

    • Laura
      Posted at 06:27h, 24 Febbraio Rispondi

      Grazie Giorgia di questo commento. Verissimo, se non sappiamo cosa è veramente importante per noi è impossibile andarcelo a cercare e, quindi, la felicità diventa solo una fortunata coincidenza di quando ci capita qualcosa che corrisponde a ciò che ci fa stare bene. Personalmente ho capito che la strada per conoscermi è ancora lunga, ma intanto mi sono attivata 🙂

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