Fare Networking

Venerdì sera mi aggiravo sul parquet lucido di una palestra, con in faccia il sorriso tirato che indosso sempre quando devo andare ad uno dei miei personali momento patibolo: quello di fare networking.

Ci faccio i conti da un bel po’. Da quando il mio ruolo in azienda è gradualmente passato dal fare al proporre e quindi ho iniziato ad essere pagata per dedicarmi (anche) a una delle cose che mi piacciono di più.

Imparare.

Alle conferenze prendevo appunti su quello che ascoltavo e sulle idee che mi venivano, immaginavo l’applicabilità di modelli nel mio contesto, confrontavo i progetti in corso con quelli che erano già stati realizzati da altri.

E poi, arrivava il momento più tenuto. Quello, appunto, dedicato a fare networking.

Laura-Cerioli-Felicità-Valle-dAosta-Amicizia

Glielo dirò quando… Lo farò quando… Inizierò quando… sarò felice quando...

Ci raccontiamo che se non abbiamo ancora raggiunto un obiettivo è solo perché non abbiamo avuto tempo a sufficienza, e nel frattempo restiamo in movimento perpetuo, alla ricerca costante della prossima occasione per dimostrare.

Magari ci siamo impegnati al massimo per un risultato per poi renderci conto, una volta che lo abbiamo raggiunto, che in realtà non era cambiato niente. Che eravamo nervosi, preoccupati, insoddisfatti come prima di aver iniziato.

Oppure abbiamo mille idee, ma per realizzarle ci diciamo che dobbiamo essere pronti. Peccato che la vita sia cambiamento costante e quindi probabilmente questo momento perfetto non arriverà mai.

In ogni caso, viviamo aspettando di essere finalmente felici. Come se fosse un dono dall’alto, che prima o poi arriverà.

Solo che, di solito, non funziona proprio così.

Laura Cerioli Perito Moreno

Metterci la faccia.

Il titolo dell'invito al Breakfast Club sembrava scritto giusto giusto per me. Tanto più che l'ho ricevuto mentre ero alle prese con la stesura dei testi per il sito.

Ditelo, che mi avete letto nel pensiero.

Dopo quasi un anno di 25esimaora, in cui avevo condiviso senza grandi resistenze o timori quello che osservavo e vivevo e pensavo, mi stupiva non poco vedere quanto fosse differente la sensazione che provavo invece all’idea di mostrarmi in nuova veste.

Forse perché lo sentivo come un "mostrarmi in maniera ufficiale".

Così avevo ancora più voglia di tornare a confrontarmi con quel gruppo che non vedevo da mesi. Per sentire cosa significava anche per loro, metterci la faccia.

Labirinto Lucca

Sospetto che mi madre non abbia mai capito esattamente che lavoro faccio.

Il che è pienamente comprensibile. Fa parte di quella generazione che è andata in pensione dalla stessa azienda con cui aveva iniziato a lavorare pochi giorni dopo aver terminato gli studi.

Le sono invece toccati tre figli irrequieti: uno che si è trasferito oltre confine, una che ha l’obiettivo di andare dall’altra parte del mondo. E io, che avevo una buona posizione e che ho deciso di mollarla per occuparmi di un lavoro che fino a poco tempo fa nemmeno esisteva. Ammetto che con l’allenamento è molto migliorata. Quando ho annunciato la mia partenza per il Sudamerica quasi non ha battuto ciglio e anche adesso sta reggendo piuttosto bene.

Così, dato che ce la sta mettendo tutta per capire cosa ho esattamente in testa, le ho promesso un post per spiegarle che cosa faccio.

Iniziamo dal principio…

Cos’è il coaching?