..e altre favole della buonanotte

A quanto pare il giorno in cui hanno distribuito la capacità di arrendersi io ero assente. Il che, detto così, potrebbe anche sembrare una bella cosa. E lo è, finché non arrendersi significa avere la giusta dose di testardaggine, la capacità di difendere ciò di cui si è convinti, la voglia di provarci ancora una volta. Dopo aver preso in considerazione i rischi e i vantaggi e aver deciso che questi ultimi sono un motivo sufficiente ad affrontare i primi.

Quando vado verso un obiettivo, invece, a me spesso il passaggio razionale manca totalmente. Semplicemente, l’opzione mollare il colpo non viene nemmeno contemplata. Si tratta di una questione di principio. Resistere, resistere, resistere.

Fino a ieri.
Credevo.

L’arrivo di un cammino è come il finale di un romanzo: raramente risponde completamente alle aspettative.

Forse perché ormai la sequenza di giornate in cui infili sei, sette, otto ore di marcia è così consolidata che ti trovi a illuderti di poter andare avanti ad oltranza, dimenticando che sei un pellegrino da una manciata di giorni mentre stai seduta alla scrivania da anni.

Forse perché la stessa bellezza della sequenza di scorci, persone, silenzi di un percorso non potrà mai concentrarsi nelle poche ore di un giorno che pretenderesti perfetto.

Forse, banalmente ma anche oggettivamente, perché è ben difficile rituffarsi nella città mantenendo lo stesso spirito in qualche modo fuori dal tempo e dello spazio che caratterizza il pellegrino.

Monterosi – Formello, 24km

Alle otto sta già piovendo. Guardo il lato positivo della cosa: sono partita prestissimo e sono già alle cascate del Monte Gelato, i primi otto km sono andati. Ne mancano solo 16.

Vorrei fermarmi per una prima breve pausa ma, naturalmente, i locali pubblici della zona sono rivolti a turisti che a quest’ora stanno a malapena salendo in macchina per iniziare la loro gita. Forse. Con una giornata come questa immagino che più probabilmente siano tornati sotto le coperte per un’oretta di sonno extra. Il caffè è decisamente un’utopia. Mi accontento di sedermi sotto un albero sufficientemente fitto da schermare la pioggia, ancora abbastanza leggera. Mangio una banana, bevo un sorso d’acqua, controllo che lo zaino sia a posto. E in marcia.

Vetralla – Monterosi, 31 km circa

Ogni giorno è uguale, ogni giorno è differente.

Ogni giorno è uguale perché l’essere umano è un animale che vive di abitudini, e in questo il pellegrino non fa certo differenza. Soprattutto al mattino, ciascuno ha il suo preciso rituale, la propria sequenza di azioni ben collaudata. La preparazione dello zaino, essenziale per non rischiare di dimenticare qualcuno dei preziosi oggetti, scelti uno per uno, per lui indispensabili. Calze e scarpe, per affrontare le migliaia di passi fino alla prossima meta. Le provviste di cibo e acqua da portare con sè, in quel personalissimo equilibrio tra necessità di avere sempre la giusta energia e non caricarsi di peso eccessivo.

Ma ogni giorno è anche diverso perché diversi saranno i passi, i luoghi, le persone che si incontreranno. E, naturalmente, perché diversi siamo noi.

Viterbo – Vetralla, 19km teorici, non pensiamo a quelli reali

And I have no reason/ no reason to get back/ and I have no religion/ and I don’t know what’s what/ and I don’t know the limit/ the limit that we’ve got (Zoostation, U2)

Sto camminando sul ciglio della strada. Un’utilitaria bianca mi supera. Inchioda, si ferma praticamente in mezzo, una signora anziana apre la portiera e si sporge “Signorina, vuole un passaggio?” Sorrido. Ringrazio, le spiego. “Quindi non si è persa, vuole proprio camminare!”. Esatto. Capisco sia fuori dagli schemi di… quasi tutti effettivamente. Però la signora se ne va sorridendo, e tanto mi basta.

Acquapendente – Montefiascone, 42,195 km 

Quando stamattina sono arrivata nella piazza principale di Acquapendente, confesso di essermi chiesta se fosse stata proprio una buona idea: dopo quattro giorni di silenzio, atmosfere rarefatte, orizzonti tutti per me… perché scegliere di fare questa tratta della Via proprio in questa domenica, in cui insieme a me ci sarebbero stati gli oltre duemila partecipanti della European Francigena Marathon?!

Radicofani – Acquapendente, 24 km (+6,5)

Arriva sempre. Il giorno che fa di tutto per convincerti che si metterà storto in ogni cosa che proverai a fare. Sbaglierai ad un bivio, il bar su cui avevi contato per la colazione sarà chiuso, passerai per un punto panoramico e non vedrai più in là di qualche metro. Bada bene, non è detto che tutto si metta storto davvero. Ma la sensazione sarà quella, e se non te ne accorgi in tempo… rischia comunque di mandarti di traverso ogni cosa.

San Quirico d’Orcia — Radicofani, 32 km

Step by step/ I’ve come closer to reaching the top/ Every step must be placed so that I don’t fall off… (No Doubt)

La strada che porta a Radicofani è il tappone di montagna con arrivo in salita del pellegrino francigeno. Tutti ne parlano con reverenza, rispetto, a volte quasi timore. E venne il giorno.

Effettivamente quando all’improvviso la rocca si staglia in lontananza sulla vetta del colle, la reazione è duplice: da un lato la sensazione positiva di vedere la propria destinazione. Dall’altro la consapevolezza di quanto questa destinazione sia lassù. Molto, molto, molto lassù.

 

Lucignano D’Arbia – San Quirico D’Orcia, 33 km

Io/ camminerò/ tanto che poi/ i piedi mi faranno male..

La prima volta che ho provato ad affrontare un Cammino, ho incontrato un organizzatissimo gruppo di friulani che mi ha prontamente adottato per i giorni successivi. La più agguerrita tra loro era un’arzilla ultra cinquantenne che, oltre ad avere nel proprio palmares diverse Marathon des Sables e altre amenità simili, portava sulle spalle uno zaino che avrebbe probabilmente stroncato anche un 25enne ben allenato. Nello zaino era contenuto tutto ciò che la signora riteneva strettamente indispensabile per il percorso. Compreso un catino e un kg di sale grosso per il pediluvio serale. Ora, forse non mi sento di adottare lo stesso approccio purista, ma diciamo che, in questo momento, quanto meno le chiederei volentieri in prestito il catino.